Sia lodato Gesù Cristo!
 
 
La Storia
 
     La Reale Arciconfraternita del SS. Rosario fu fondata domenica 4 ottobre 1573.
     Ad ispirare la nascita del sodalizio fu l'autorevole padre domenicano Ambrogio Salvio (Bagnoli 1491 - Nardò 1577), vicario generale del suo Ordine, due volte provinciale e poi Arcivescovo di Nardò (dal 1569 al 1577), famoso teologo e forbito predicatore, filosofo e confessore personale dell'imperatore Carlo V.
     Fu proprio il Salvio, considerato il domenicano più noto di tutto il XVI secolo (cfr. Cioffari e Miele nel loro saggio "Storia dei domenicani nell'Italia meridionale" ediz. 1993 - vol. II pag. 263), a presiedere l'adunanza che un singolare gruppo di fedeli sessani tenne nel refettorio del Convento, la prima domenica del mese di ottobre 1573. Erano tutte persone d'antico blasone nobiliare e di solida posizione economica e sociale quelli che, infervorati dal sermone del padre domenicano, si costituirono in forma confraternale sotto il titolo del SS. Rosario, adottando il testo delle regole uguali per ogni consimile sodalizio.
     Bisogna precisare che il Salvio, durante la sua permanenza nel monastero domenicano di Sessa Aurunca, fu particolarmente attivo sul territorio impartendo disposizioni affinché sorgessero numerose confraternite laiche dedicate alla Vergine del Rosario.
     Questo suo orientamento, che portò alla nascita della congrega di Sessa Aurunca (come per altre sorte sotto lo stesso titolo), è riconducibile agli avvenimenti che segnarono la vittoria riportata dalla lega Santa contro la possente flotta turca, nella famosa battaglia navale di Lepanto del 7 ottobre 1571. La vittoria fu accolta, infatti, come una grazia, e attribuita alle incessanti preghiere elevate dal popolo cristiano d’Europa alla Vergine Maria, attraverso la recita del Rosario, da sempre considerato fonte sicura di grazie e benedizioni ed arma possente e invincibile per le battaglie più pericolose. Per questo motivo, negli anni successivi alla vittoria, sorsero un po' ovunque confraternite intitolate alla Vergine del Rosario, la cui solenne festa fu istituita nella giornata del 7 ottobre (proprio in ricordo della citata vittoria), con bolla del Papa Gregorio XIII datata 1 aprile 1573.
     La confraternita ottenne di potersi sistemare in una Cappella sita nel Chiostro del Convento (dove tuttora ha sede) ed ebbe riconoscimento canonico con decreto emesso dal Maestro generale dell'Ordine dei padri predicatori il 18 novembre 1573.
     Nella Cappella gli iscritti s'adunavano ogni domenica, rivestiti di saio bianco e mozzetta nera, per la recita del rosario e per le altre pratiche religiose. Risale ai primi anni del Seicento la costruzione della cripta per la sepoltura degli associati defunti.
     Le prime regole (1573) privilegiavano gli scopi di culto e di elevazione spirituale degli iscritti mediante la recita continua del rosario ed altri riti comunitari, ma ampio spazio trovavano anche finalità assistenziali e caritative quali:
     * onori funebri, degna sepoltura e riti di suffragio ai confratelli defunti, ai condannati alla pena capitale ed a quanti morivano abbandonati per le strade o nell'ospedale;
     * assistenza ai carcerati, ai quali si dovevano portare cibi e vestiario a domeniche alterne e nelle tradizionali ricorrenze religiose;
     * elargizioni di piccoli prestiti e di modeste sovvenzioni ai contadini, durante i periodi di carestia o di perdita dei raccolti;
     * corresponsione ogni anno di una o più doti maritali, secondo le disponibilità, alle figlie nubili degli iscritti.
     Già nei primi anni del Seicento il sodalizio doveva disporre di un cospicuo patrimonio, accumulato attraverso lasciti e donativi di fedeli ed elargizioni di ricchi confratelli. La consistenza patrimoniale indusse priore e governatori a costituire, nei primi decenni del XVII secolo, un Pio Monte de' Poveri, che, pur avendo sede nella medesima Cappella del Rosario, godeva di autonomia operativa affidata ad un proprio "Custode". Il pio Monte cesserà di funzionare nei tardi anni del Settecento, in seguito alla grave crisi economica che colpì il regno minacciato dall'invasione francese.
     Proprio verso la fine del Settecento, la confraternita approvò due nuovi statuti, che consentirono ai confratelli di esprimere nella pienezza delle sue finalità l'opera caritativa in anni cruenti segnati da carestie ed avversità notevoli.
     Presso l'Archivio di Stato di Napoli si conservano questi due statuti, uno per l'approvazione delle regole con Regio Assenso ottenuto il 18 settembre 1776, l'altro del 1782 con cui si richiedeva il Regio Assenso per l'approvazione di nuovi capitoli di regole formati dai confratelli, riguardanti l'avanzo dell'importo annuale di grano e l'esigenza di un'amministrazione più ordinata, sia della congregazione che del Monte.
     Nello Statuto del 1776, già nel prologo iniziale con cui i confratelli chiedono il Regio Assenso, viene evidenziato che la confraternita si è sempre impegnata in opere di pietà come sollievo e sepoltura dei poveri, distribuzione del pane ai detenuti ogni domenica, assistenza ai condannati a morte, e nel soccorso dei bisognosi sia con larghe elemosine che con donazione di grano ogni anno.
     Secondo detti statuti la congregazione era governata da un'amministrazione composta da tre confratelli e presieduta dal priore. L'elezione dell'amministrazione avveniva ogni anno la prima domenica di settembre, con la presenza di almeno 21 confratelli (numero minimo di votanti obbligatorio per qualsiasi deliberazione), ed i nuovi eletti prendevano possesso delle relative cariche nella prima domenica di ottobre, giorno della festività della Beata Vergine del Rosario.
     Entro due mesi, i governatori eleggevano i Visori dei Conti, il Segretario, il Maestro dei Novizi, due Sacrestani ed il Cassiere tra i confratelli più meritevoli ed onesti, mentre il Portinaio poteva essere scelto anche fra i non confratelli. Nella prima domenica di luglio si procedeva all'elezione del custode del Monte dei Poveri che doveva occuparsi del prestito del grano ai poveri della città e dei casali con il solo pegno di oro e argento. Il custode doveva essere un Nobile patrizio della città o forestiero affinché curasse la distribuzione del grano con rettitudine e probità. I prestiti avevano ad oggetto un certo numero di tomoli (unità di misura per gli aridi) di grano all'anno ed avvenivano in base ad uno schema fisso, cioè una metà del grano veniva consegnata prima di Natale e l'altra metà prima di Pasqua. Il grano prestato veniva riscosso l'anno successivo e poi impiegato nuovamente per altri prestiti. Il custode doveva concedere i prestiti solo a persone davvero bisognose e comunque preferire nella scelta i confratelli più poveri.
     Ogni domenica, dopo la Santa Messa, due confratelli a turno, accompagnati da due elemosinieri, pure eletti in seno alla confraternita, portavano mezzo rotolo di pane ai detenuti della città, ed un intero rotolo di pane bianco nella festività del Santo Rosario, a Natale e a Pasqua, e visitavano gli infermi dell'Ospedale dell'Annunziata per venire incontro alle loro necessità a spese della confraternita.
     I confratelli partecipavano, altresì, alla recita del S. Rosario in giorni prestabiliti e provvedevano a versare 20 ducati annui per messe cantate in suffragio delle anime dei fratelli defunti.
     Infine, in congregazione si potevano ammettere come confratelli solo ecclesiastici, nobili, o comunque persone di un certo livello, poiché la confraternita era stata fondata per tali persone. Medesima regola vigeva per essere ammessi come fratelli e sorelle del Monte dei Poveri, prerogativa che garantiva, previo pagamento di una tassa mensile di due carlini, cere, messe e sepoltura.
     Per questi ultimi motivi, la confraternita è stata sempre popolarmente definita "dei Signori", in quanto tra le sue fila venivano accettati solo i membri delle famiglie più importanti ed altolocate: ancora oggi non si è persa completamente tale considerazione, sebbene la congrega sia costituita ormai da persone afferenti a tutte le classi sociali.
     Verso la metà dell'800 l'Arciconfraternita del SS. Rosario era la più ricca fra quelle operanti in Sessa Aurunca; infatti, nel 1873/74 le rendite del sodalizio ammontavano a ben £. 3 ̇481,92 (Inventario Opere Pie della Prefettura di Caserta).
     Proprio in quegli anni, a causa della proibizione che impediva di seppellire i cadaveri negli ipogei delle chiese, la confraternita edificò una Cappella presso il Cimitero di Sessa Aurunca, distribuita su due livelli, dove tuttora sono conservati i resti mortali dei confratelli.
     Nel secolo scorso la congrega ha vissuto un lungo periodo di crisi ed una breve esperienza commissariale verso la fine degli anni novanta, ma oggi è in forte crescita, ed è composta da 35 confratelli, tutti di sesso maschile.
     Attualmente i confratelli si riuniscono, per la celebrazione della Santa Messa comunitaria ogni 3° venerdì del mese, in occasione del Triduo in onore alla Vergine del SS. Rosario ad ottobre, e il 2 novembre presso la Cappella Cimiteriale della congrega per la Santa Messa in suffragio delle anime dei confratelli defunti.
     Il sodalizio organizza, inoltre, la Processione Penitenziale del Mercoledì Santo pomeriggio, chiudendo la prima parte dei riti della Settimana Santa di Sessa Aurunca e partecipa, insieme alle altre confraternite cittadine, alla Processione dei Santi Patroni della città il Lunedì in Albis e a quella del Corpus Domini.
     I confratelli indossano un cappuccio ed un saio bianco cinto in vita da un cordone nero, attorno al quale legano una coroncina del Rosario in filigrana d'argento, e sopra una mozzetta di raso "nero" con un prezioso stemma ricamato raffigurante l'immagine della Vergine del SS. Rosario.

Testo a cura di Pasquale Ago - tratto da:

Archivio Generale Ordine Predicatori, Cartulario confraternite, Roma - vol. IV, pag. 39;
Caroleo Antonio, Le confraternite religiose e la Chiesa del Rosario di Gagliano - Icona confraternale, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli (CZ), 2005;
Coppa Valentina, Vita religiosa e confraternale a Sessa Aurunca - tesi di laurea in Conservazione dei Beni Culturali, Sessa Aurunca (Ce), 2003 - pagg. 34-40;
Lazzarini Antonio, Confraternite della Campania - Storia - Cronache - Profili, Testo editoriale definitivo, Napoli, 2003 - pagg. 78-80;
Sacco Don Lucio, L'Antichissima Sessa - 1640, Pubbliscoop Edizioni;
Varone Antonio, Le Antiche Confraternite in Sessa Aurunca, Edito dall'Arciconfraternita del SS. Crocifisso - Convento dei Padri Francescani in S. Giovanni a Villa, Sessa Aurunca (Ce), 1983.
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